La Confederazione pubblica il primo rapporto del monitoraggio della povertà in Svizzera
- Alliance Enfance

- 6 giorni fa
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Circa l’8 per cento delle persone in Svizzera non raggiunge il minimo vitale con il proprio reddito. Finora non è quindi stato possibile raggiungere l’obiettivo di ridurre la povertà nel Paese. È quanto constata il primo rapporto del monitoraggio della povertà a livello nazionale.

Il monitoraggio analizza la situazione della povertà con indicatori statistici e riunisce le attuali conoscenze del settore della ricerca, della statistica e dell’Amministrazione. Si dispone così per la prima volta di un’opera di riferimento sulla povertà in Svizzera che è fondata su basi solide e tematicamente ampia. Al contempo, il rapporto dà voce anche alle persone con esperienza di povertà tramite diverse storie che precedono la presentazione degli indicatori statistici.
A essere colpiti dalla povertà reddituale sono relativamente spesso le persone senza attività lucrativa, i genitori soli con figli a carico, le economie domestiche di coppie con molti figli, le persone sole, le persone con un basso livello di formazione e quelle straniere. Le caratteristiche individuali non bastano però per spiegare appieno la povertà. Le condizioni quadro strutturali influenzano in misura determinante le possibilità di azione e di sviluppo delle persone in questione. Tra queste rientrano ad esempio l’impostazione del sistema di formazione, della custodia di bambini complementare alla famiglia o della copertura del fabbisogno vitale, ma anche le condizioni del mercato del lavoro.
La povertà non è soltanto una questione di denaro. Problemi in altri ambiti della vita possono far perdurare situazioni di indigenza. Per questo motivo il monitoraggio analizza la povertà con una prospettiva multidimensionale. Oltre alle condizioni finanziarie, vengono considerati anche sei ambiti della vita: salute, formazione, attività lucrativa, alloggio, relazioni sociali e partecipazione politica.
Il rapporto è stato elaborato dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali in stretta collaborazione con l’Ufficio federale di statistica, i Cantoni, i Comuni, il settore della ricerca e organizzazioni della società civile. Il secondo rapporto è previsto per la fine del 2030.
Fonte: Comunicato stampa del UFAS, 27.11.2025


